Da piccante flop in sala a successo di mezzanotte
Showgirls | |
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![]() Elizabeth Berkley |
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Titolo originale | Showgirls |
Lingua originale | Inglese |
Paese di produzione | Francia, Stati Uniti d’America |
Anno | 1995 |
Durata | 131 min |
Rapporto | 2,35:1 |
Genere | erotico, thriller |
Regia | Paul Verhoeven |
Soggetto | Joe Eszterhas |
Sceneggiatura | Joe Eszterhas |
Produttore | Mario Kassar |
Produttore esecutivo | Alan Marshall |
Casa di produzione | 20th Century Fox, Metro-Goldwyn-Mayer, Carolco Pictures |
Distribuzione in italiano | Cecchi Gori Group |
Fotografia | Jost Vacano |
Montaggio | Mark Goldblatt |
Effetti speciali | Larry Weiss |
Musiche | David A. Stewart |
Scenografia | Allan Cameron |
Costumi | Ellen Mirojnick |
Trucco | Marie-Ange Ripka |
Storyboard | Gary Combs |
Art director | William F. Brien |
Character design | Allan Cameron |
Interpreti e personaggi | |
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Doppiatori italiani | |
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Showgirls è un film del 1995 diretto da Paul Verhoeven.
A Nomi viene quindi assegnato il ruolo principale, e diviene in breve tempo una star di successo. Molly, dapprima disgustata dal suo cinismo, si fa invitare a un party di Zack dov’è presente Andrew Carver, rockstar di cui è grande fan, ma l’uomo si rivela un bruto e, dopo averla attirata nella sua suite, la violenta insieme ai suoi “gorilla”. Nomi chiede invano che sia denunciato, ma Zack la invita a desistere per difendere un suo prezioso cliente. Zack, inoltre, indaga su di lei, scoprendo che è stata una prostituta e ha dei precedenti penali. Furente, Nomi decide di farsi giustizia da sé blandendo Carver con un numero erotico per poi pestarlo selvaggiamente, dopodiché fugge via in autostop incontrando nuovamente, per ironia della sorte, la stessa persona che l’aveva condotta a Las Vegas e derubata della valigia.
What i think
In occasione della passata in tv dei giorni scorsi e dell’annesso documentario vi approfondisco questo film sottovalutatissimo.
Showgirls è ancora un’opera potente, se non altro perchè non ha mai smesso di sollevare dubbi su un’unica questione:
Si tratta di un filmaccio trash o di un cult essenziale di fine millennio?
Nel 1995, Elizabeth Berkley e Kyle MacLachlan erano i protagonisti di un film provocatorio e sfrontato, capace di recuperare in corner dopo un inizio non roseo come pianificato dalla MGM.
Showgirls : ovvero come perdere l’anima a Las Vegas
La Berkley aveva ventitré anni all’epoca dell’uscita di Showgirls. Nel film ha interpretato il ruolo di Nomi, ragazza in fuga dal suo passato decisa a conquistare Las Vegas. Perderà la sua anima entrando nel mondo dello spettacolo dalla porta sul retro di uno strip-club. E alla fine la ritroverà facendo la cosa giusta. Nel corso di 128 minuti vediamo la
Berkley spogliarsi, danzare nuda e alle prese con lapdance ad alto contenuto di sensualità…
Nelle fasi di preparazione all’uscita dell’ormai famigerato Showgirls, film del 1995 diretto da Paul Verhoeven, i segnali sembravano tutti positivi. Riunendo il team creativo composto dal regista olandese e dallo sceneggiatore Joe Eszterhas, che solo tre anni prima aveva generato il gigantesco successo Basic Instinct (la recensione), la MGM si stava quindi preparando per un ulteriore lascivo colpo al botteghino. Nel periodo precedente l’uscita del film, il sito web di Showgirls si stava dimostrando uno dei più riusciti nell’allora giovane world wide web in crescente espansione, con oltre un milione di accessi.
Lo studio era così fiducioso di avere per le mani una nuova hit della stagione che non insistette sul fatto che Showgirls venisse tagliato per non prendere la solitamente temuta classificazione R-rating. Di fatto, fu così uno dei pochissimi film di punta ad essere distribuito come NC-17 negli Stati Uniti, limitando gli ingressi ai cinema specificamente ai minori di 17 anni. Considerato che diverse importanti catene di videostore e negozi si rifiutavano a prescindere di mettere sugli scaffali DVD e VHS con tale divieto, questa fu già di per sé una mossa alquanto audace e baldanzosa. Ma, ribadiamolo, la MGM era certissima di avere un colpaccio per le mani.
Almeno fino a quando non cominciarono ad arrivare sui giornali le recensioni della critica.
Il film arrivò nelle sale statunitensi il 22 settembre 1995 e i commenti da parte della critica non furono solamente negativi, ma assolutamente ostili. Tra l’altro, per quanto riguarda Joe Eszterhas, un secondo suo progetto di alto profilo come Jade – diretto da William Friedkin – avrebbe incontrato un destino simile appena tre settimane più tardi. Ma Showgirls fu decisamente quello che ricevette le invettive maggiori.
“Uno spreco di una valutazione NC-17 perfettamente adeguata” disse Roger Ebert. “Showgirls sarebbe offensivo se non fosse stato pompato così tanto dalla pubblicità”, scrisse Empire. “Ma lo è stato.” “Sebbene i discorsi incessanti dei suoi realizzatori circa la loro visione, il lato artistico e la volontà di esprimere il proprio Io in modo onesti di sé portino ad aspettarsi un biopic sessualmente esplicito sul Dalai Lama” sbottò il Los Angeles Times, “ciò che viene effettivamente offerto è qualcosa di deprimente e deludente, oltre che disumanizzante .” La ricerca di una singola recensione positiva richiedeva tutta la potenza degli allora nascenti motori di ricerca del Web.
A questo punto, Showgirls aveva già suscitato la sua giusta dose di polemiche. Ad un certo punto della conferenza stampa per il lancio, lo stesso Joe Eszterhas alimentò il fuoco su quel rating NC-17 dicendo: “Sapete una cosa? La maggior parte degli adolescenti che conosco possiede documenti falsi“. Un film che era già sull’orlo del precipizio ottenne un’ulteriore piccola spinta. Ma per MGM il peggio doveva ancora venire.
Perché quando il film alla fine arrivò effettivamente nei cinema, la risposta commerciale presto coincise con quella critica. Showgirls era costato 45 milioni di dollari senza i costi di marketing e distribuzione, e il suo guadagno negli Stati Uniti fu di circa 20 milioni. Al di fuori dell’America, non fece comunque molto meglio, arrivando a un totale di 37.7 milioni. Niente di più. Ma non ci soffermeremo qui su possibili motivi dell’insuccesso.
Ma il tempo è galantuomo: Showgirls, oltre due decenni dopo, ha dimostrato – a quanto pare – di essere un prodotto di grande successo, davvero. L’allora 23enne Elizabeth Berkley, che ha interpretato il ruolo della protagonista Nomi Malone, giunta a Las Vegas per inseguire il classico sogno americano di ogni ragazza della provincia che si rispetti, ha ottenuto in cambio della sua partecipazione una sorta di spinta alla carriera alla Sharon Stone (quini non esaltante …), anche se il suo vero successo del tempo si rivelò essere Il club delle prime mogli del 1996. Ma chi ne parla più di quello? Showgirls, invece, ha tenuto botta e anzi è cresciuto, tanto che – ciclicamente – viene proiettato in giro per gli USA nell’ambito di rassegne e anniversari (oltre che passare regolarmente in televisione, anche in Italia).
In tal senso, in occasione di una proiezione speciale all’Hollywood Forever Cemetary del 2015, Elizabeth Berkley ha scritto sulla sua pagina Instagram:
Tutti voi fantastici fan di #showgirls avete trasformato questo film nell’amato cult che è ora. Anni fa hanno detto che era una flop … Chi avrebbe pensato che sarebbe diventato il DVD col maggior incasso della MGM di tutti i tempi?! Grazie per averlo amato così … Venne girato con spirito leggero – dalla cima dei miei capelli biondissimi fino alla punta delle mie dita dei miei piedi scintillanti di glitter.
Avete letto bene. Di tutti i DVD che la MGM ha mai distribuito sul mercato, Showgirls è quello che ha incassato di più. Se solo tutti i flop al botteghino avessero avuto tanto successo, a quest’ora potremmo avere un sequel di Dredd – La legge sono io … Per capirsi: si intendono i titoli della MGM finanziati per intero dallo studio prima che tutto questo processo venisse successivamente amalgamato (il logo della MGM appare all’inizio dei film de Lo Hobbit, per esempio, ma è la Warner Bros. ad averci messo la fetta di denaro più importante per realizzarli).
Eppure l’alone di culto di Showgirls non è una novità. In effetti, iniziò a crescere già pochi mesi dopo che l’iniziale diffusione di copie del film diminuì.
A meno di un anno dal lancio nelle sale, il Washington Post scrisse che Showgirls aveva trovato una nuova prospettiva di vita “come film cult di mezzanotte“. In un articolo del 22 aprile 1996 – a soli sette mesi dal debutto – venne riportato che la MGM / United Artists era riuscita a dare una svolta alle sorti della pellicola. Lo studio aveva infatti contattato due sale cinematografiche, una a Los Angeles e una a New York, per proporre proprio delle proiezioni di mezzanotte il venerdì e il sabato. Comprò quindi degli spazi pubblicitari per supportare questa re-release, stampando nuovi poster che includevano alcune, ehm, “citazioni di recensioni selezionate“. E la gente iniziò a parteciparvi.
Così fece Lin Tucci, che ha interpretato Henrietta Bazoom in Showgirls. A un certo punto presentava il film con il suo ‘monologo’ sul palco di un teatro. “Perché si è arrivati a questo, come si è arrivati qui … è un mistero, non lo so“, ha ammesso l’attrice alla Associated Press nel 2004.
Ma la MGM / UA ebbe una buona idea. “Abbiamo ricevuto 13 nomination ai Razzie Award, mae ci sono solo 12 categorie“, disse orgogliosamente un dirigente dello studio rimasto anonimo. “E i critici lo hanno definito un classico del cinema camp“. Questo nuovo approccio alla promozione di Showgirls si estese così presto all’edizione V.I.P. del DVD che lo studio distribuì in edizione limitata. Comprendeva una benda nera, due bicchierini per drinking games, due copricapezzoli, un mazzo di carte, molti extra piccanti e un commento audio intitolato “Il più grande film mai realizzato”.
Come sosteneva una dichiarazione della MGM dell’epoca, “Abbiamo indirizzato l’uscita DVD verso gli adulti che hanno abbracciato il divertimento camp e persino gli aspetti oltraggiosi del film“. La strategia funzionò. Mentre i successi del 1995 come Pocahontas, Pensieri pericolosi e Ace Ventura – Missione Africa sempre più raramente vengono ricordati, per Showgirls è tutto il contrario. Non è diventato un successo di culto ai livelli del classico The Rocky Horror Picture Show, ma in qualche modo ha seguito il suo stesso percorso. Pe questo, a quasi 30 anni di distanza, riesce ancora a sbucare nei cinema americani con una certa regolarità.
Va notato che anche l’antipatia per Showgirls non è unanime. Adam Nayman, per esempio, ha scritto nel 2014 un libro con alcuni argomenti affascinanti intitolato It Doesn’t Suck: Showgirls dove in 128 pagine, sostiene che il film di Paul Verhoeven è un capolavoro incompreso.
Certamente, limitandosi al livello di puro intrattenimento, lo scrittore non ha tutti i torti. In fondo Showgirls non è che sia migliore o peggiore del ricordatissimo (almeno per una scena …) Basic Instinct. La svolta piuttosto fredda che il film prende verso la fine della storia, però, in qualche modo priva lo spettatore di ciò che potrebbe davvero renderlo memorabile, al di là del voyeurismo e delle pose ammiccanti e cariche di erotismo esplicito di Elizabeth Berkley. Si incanala verso una strada spiacevole (in uno slancio di severa autorialità) e così ogni senso di giocosità più o meno consapevole si dissolve, lasciando l’amaro in bocca.
Tuttavia, Gina Gershon, interprete della prima ballerina e starlette Cristal Connors, ha sempre pensato che ci fosse da apprezzare qualcosa di più che mere sexploitation e campiness. Come spiegò in occasione del lancio di Showgirls:
Questo film rappresenta davvero in modo puro e semplice il mito di Afrodite e Psiche. Afrodite è la dea dell’amore e della bellezza, e sente parlare di una ragazza mortale che all’improvviso la gente tratta come una dea, e questo non le sta bene. Quindi manda il suo amante / figlio Cupido a distruggere Psiche. Ora, Cupido sarebbe un po’ il personaggio di Kyle MacLachlan, e Nomi è Psiche, mentre io sono Afrodite. Ma invece di uccidere Psiche, Cupido riconosce la sua bellezza e il suo potenziale e si innamora di lei.
Persone differenti leggono cose diverse in Showgirls, ma il tempo ha chiaramente dimostrato che l’intuizione iniziale della MGM – il sesso, esplicito o accennato, vende – ha dato i suoi frutti. Solo che, almeno in questo caso, c’è voluto un bel po’ di tempo per raccoglierli. Recentemente, la Universal ha provato a ripetere tale formula con la trilogia di Cinquanta sfumature – divenuto il DVD più venduto di tutti i tempi nel Regno Unito. Resta tutto da vedere, però, se la protagonista Dakota Johnson parteciperà ancora alle proiezioni di questi film tra 20 anni in mezzo a un pubblico acclamante.
“Showgirls” è una pellicola di culto soprattutto negli Stati Uniti, un film sul mondo delle showgirls e delle stripper, un universo dove predomina l’immagine e la logica dell’apparire. Il film, che ha avuto un grande successo popolare, ai tempi è invece stato massacrato dalla critica e secondo il regista c’è stata una resurrezione dopo la crocifissione. Il film, infatti, si distingue per un’entusiastica ostentazione dell’arrivismo sociale e del culto del successo: Nomi, da ragazza umile e senza niente, diventa padrona di uno show e dell’intera città di Las Vegas. “Showgirls” si presenta come un’icona per le aspirazioni di tante giovani donne come Nomi che si trovano a non avere un futuro e nello stesso tempo a desiderarne uno a tutti i costi. Las Vegas nel film viene descritta come la città del cosiddetto sogno americano, una città dove tutto è possibile. Un film alquanto particolare, che per la trama intrigante ed attraente ha raggiunto, come detto sopra, un inaspettato successo di pubblico dopo essere stato stroncato dalla critica. Allo stesso tempo il film in questione è una grande opera di satira sulla società e sul mondo dello spettacolo: una satira immediata, di impatto, efficace nel trasmettere il suo messaggio.
il linguaggio, la fotografia e la musica. La serie di parolacce sottendono un mondo nevrotico/competitivo nel quale il “fuck!” viene utilizzato come intercalare anche davanti ai bambini. L’apoteosi sono i numeri comici di Henrietta Mama che ironizza sulle sue forme e intrattiene il pubblico maschile con doppi-sensi a sfondo sessuale. Per i colori viene privilegiata una estetica al neon che esalta il rosso e il blu: gli interni della discoteca, quelli del locale Cheetha’s, le scene del musical Goddess, le insegne fuori dal Casinò (Jesus is coming soon con la “s” traballante) sono un continuo stimolo elettrico per la retina dello spettatore. Questa estetica iper-cromatica è amplificata dalle superfici riflettenti: gli specchi dei camerini sono interrogati in una continua disperata ricerca di identità. In una scena magistrale vediamo raffigurate in uno stesso specchio Molly, Cristal e Nomi con un effetto fotocopiativo che suggerisce le diverse sembianze di un unico soggetto. La musica è un rumore di fondo incessante e sottolinea i momenti più importanti del film: I’m Afraid of Americans di David Bowie accompagna la rissa in discoteca, le note erotiche di Prince dettano il ritmo delle lap dancers e della prova ravvicinata di ballo di Nomi con l’amico di colore James (Glenn Plummer), Wasted Time dei My Life with the Thrill Kill Kult celebra lo spogliarello di Nomi nel privé davanti a uno sbavante Zach (Kyle MacLachlan), la New Skin dei Siouxsie and The Banshee schiude il circolo vizioso sui titoli di coda.
Verhoeven fa evolvere il personaggio di Nomi da rozza e ingenua spettatrice di un mondo luccicante (lei mima con le mani i passi di danza, sbaglia il nome di Versace) a ballerina testarda che con mezzi illeciti riesce a prendere il posto della musa Cristal ristabilendo la posizione di dominanza su tutti i personaggi maschili. “Dovete vendervi, vendervi, vendervi” urla il trainer mentre le ragazze sfoderano le unghie una contro l’altra per la sopravvivenza: quelle di Nomi sono le più curate e anche le più affilate. Il segreto di Nomi è oscillare tra Pollyanna e Lolita, tra insulti e scatti di nervi, sfruttando la dipendenza sessuale di maschi che assomigliano a scimmie (l’invasione dei primati nei camerini ha una forte valenza simbolica).
In un recente saggio di rivalutazione critica Adam Nayman ha affermato che Showgirls “doesn’t suck” ma al contrario conferma le doti di Paul Verhoeven nell’utilizzare il burlesque come categoria dello spirito. Forse aveva ragione Jacques Rivette che aveva intuito per primo l’esprit de finesse dell’opera parlando del percorso di sopravvivenza di Nomi Malone in un ambiente maschilista popolato da stronzi. Così Showgirls sembra paradossalmente anticipare di vent’anni il trionfo di Donald Trump e incarnare lo spirito del nostro tempo: il prodotto escrementizio di un mondo neo-primitivo che si è auto-fagocitato tra avidità e lussuria.
Il film mostra anche cultura pop e cultura di massa: il film si presenta come un’icona per le aspirazioni di tante giovani donne come Nomi che si trovano a non avere un futuro e nello stesso tempo a desiderarne uno a tutti i costi. Las Vegas nel film viene descritta come la città del cosiddetto sogno americano, una città dove tutto è possibile. Il film si caratterizza anche per scene erotiche molto spinte e per molte inquadrature di parti intime delle strippers. Un film alquanto particolare, un film che per la trama abbastanza intrigante ed attraente ha raggiunto, come detto sopra, un inaspettato successo di pubblico dopo essere stato stroncato dalla critica.
La critica ha floppato come tante volte capita… ed il pubblico col tempo rivaluta
PROTAGONISTI
Elizabeth Berkley (Noemi Malone)
Elizabeth Berkley era famosa per aver interpretato il ruolo di Jesse
Spano nell a serie *Bayside School. L’insuccesso
iniziale di Showgirls ha quasi distrutto la sua carriera. Oggi,
quarantatreenne, lavora ancora tra cinema e TV. L’abbiamo vista anche in
*C.S.I. Miami *(foto a destra).L’abbiamo vista in nove episodi al fianco
di *David Caruso*.
Kyle MacLachlan (Zack Carey)
l’Agente Cooper di Twin Peaks*, qui nei panni del potente Zack Carver.
E’ lui il cattivo del film, un diavolo tentatore pronto a fare soldi sui
corpi di queste donne e spietato quando si tratta di affari.
MacLachlan (oggi 56 anni) è attualmente sul set del revival di Twin
Peaks, atteso in TV tra la fine del 2016 e l’inizio del 2017.
(Cristal Connors)
Gina Gershon, 20 March 2018
La Gershon non ha mai smesso di recitare sul grande schermo, offrendosi
anche per ruoli scabrosi: la ricordiamo infatti nel gran finale di *Killer Joe* dove esegue un
“chicken job” a * Matthew McConaughey*.
CURIOSITA
- Il film vinse sette Razzie Award nel 1995, le pernacchie d’oro ai film più brutti dell’anno. Fu premiato come peggior film, peggiore attrice,peggior regista, peggiore sceneggiatura, peggiore nuova star (sempre la Berkley) peggiore coppia sullo schermo e peggiore canzone originale.
Nel 2000 si è aggiudicato anche la pernacchia d’oro come film peggiore dell’ultimo decennio. Ex Aequo con *Battaglia per la Terra*. - A quanto pare*Steven Spielberg *odia Showgirls. Secondo una fonte vicina alla produzione, Spielberg avrebbe visto il film dopo la première.
Arrivato a metà avrebbe fermato la proiezione dicendo: “A volte odioquesta città” - Il film è diventato un cult nel mercato home video, guadagnando oltre cento milioni di dollari in patria. E diventando uno dei venti best-seller della MGM video
- Nomi e Cristal nel film sono nemiche giurate. Anche sul set c’era molta competizione tra Elizabeth Berkley e Gina Gershon. Un’atmosfera totalmente incoraggiata dal regista *Paul Verhoeven*
- Per il ruolo di Cristal si è fatta avanti anche *Angelina Jolie* che ha sostenuto un provino con Verhoeven. Per quello di Nomi invece è arrivata anche *Charlize Theron*. Anche *Pamela Anderson *si è avvicinata molto al ruolo di Nomi.
- Negli Stati Uniti d’America i film vietati ai minori di 18 anni (NC-17) non hanno quasi mai avuto una distribuzione nazionale in almeno 600 sale; Showgirls è una delle poche eccezioni.
Critica
Considerato pellicola cult nel corpus del regista olandese nonostante il poco successo di pubblico, costato 45 milioni di dollari e un incasso di 20 milioni, Showgirls ha vinto 8 Razzie Awards quale peggiore prodotto cinematografico dell’anno e degli anni novanta. Il film è stato inoltre inserito nel libro dei The Official Razzie Movie Guide dal fondatore dei Razzie John Wilson nella sezione “Il meglio del peggio”.
RICONOSCIMENTI
- Vinto Razzie Award al peggior film
- Nomination Razzie Award al peggior attore protagonista a Kyle MacLachlan
- Vinto Razzie Award alla peggior attrice protagonista a Elizabeth Berkley
- Nomination Razzie Award al peggior attore non protagonista Robert Davi
- Nomination Razzie Award al peggior attore non protagonista Alan Rachins
- Nomination Razzie Award alla peggior attrice non protagonista Gina Gershon
- Nomination Razzie Award alla peggior attrice non protagonista Lin Tucci
- Vinto Razzie Award al peggior regista a Paul Verhoeven
- Vinto Razzie Award alla peggior sceneggiatura a Joe Eszterhas
- Vinto Razzie Award alla peggior coppia Il cast completo in qualsiasi combinazione possibile di due persone (o due parti del corpo)
- Vinto Razzie Award alla peggior canzone originale a Walk Into The Wind
- Vinto Razzie Award al peggior esordiente a Elizabeth Berkley
- Nomination Peggior remake o sequel di Eva contro Eva e Il prezzo del successo
- Vinto Razzie Awards al peggior film del decennio come peggior film degli anni 1990
- Nomination Peggior attrice del secolo a Elizabeth Berkley
- Nomination Peggior esordiente del decennio a Elizabeth Berkley
DOCUMENTARIO
Domenica 3 ottobre su Cielo (canale 26 del digitale terrestre, 19 di TivùSat 126 di Sky qui in live streaming) con il film Showgirls e il documentario in prima visione Showgirls Scandalosamente Cult.
Subito dopo il film in prima visione il documentario “Showgirls – Scandalosamente cult” del 2019 di Jeffrey McHale (You Don’t Nomi), presentato al Tribeca Film Festival, che descrive in dettaglio e da ogni angolazione la storia del celebre film sopra citato, presentando un coro di voci critiche che analizzano il film in modi altamente illuminanti e anche provocatori. Grazie a stralci di interviste allo stesso regista Paul Verhoeven e alla protagonista Elizabeth Berkley viene trattato il percorso redentivo del film del 1995 partito da famigerato flop e diventato un classico cult. A proposito di questo David Rooney dell’Hollywood Reporter ha scritto che il film ha avuto oggi una “Dolce redenzione, che piaccia o no”.