Banjo Haran (破嵐 万丈 Haran Banjō ) eroe o misantropo rancoroso ?
Daitarn 3 (Muteki Kojin Daitarn 3) è stato uno dei miei cartoni robotici preferiti , anticonformista precursore dei tempi aggiungeva quel pizzico d’umorismo che serviva , oltre che tutta una serie di piccole novità.Amatissimo in Italia per via della bellissima sigla italiana, non ha riscosso pero’ lo stesso successo in japan…ma in fondo chissenefrega?
Avrei dovuto – per amor di cronaca e storicità – scrivere un articolo che fornisse al lettore “ignaro” o “superficiale” informazioni tecniche dettagliate o aneddoti, ma poi in fondo questa non è mai stata una serie tipica o convenzionale, e allora perché essere convenzionali? Nell’universo robottoni non è mai esistita una saga remotamente simile a Muteki Kojin Daitarn 3, così sgangherata e disomogenea nella sua stilizzazione, così sfuggente alle classificazioni, così ricca di tinte contrastanti e contrastate… come un’anguilla che sguscia tra i generi, carpendone il meglio e facendolo suo e solamente suo.Alla fine quindi dedicherò (per pigrizia) questo articolo al protagonista
Parliamo oggi del protagonista analizzando la sua personalità: “Aran Benjo“
PREFAZIONE
In Italia, si diceva, Daitarn 3 e Banjo sono figure di culto, grazie ad anni di repliche sulle reti private. Al mondo di Daitarn 3, e in particolare ai suoi antagonisti, si sono ispirati la band dei Meganoidi e i fumettisti Emiliano Pagani e Daniele Caluri per il loro Don Zauker. In Giappone, però, le cose sono andate in modo molto diverso. Gli ascolti della serie, per tutte le sue 40 puntate, sono stati molto bassi. Il pubblico nipponico sembrava non capire questo anime robotico che prendeva in giro tutti i tormentoni del genere, un super robot che era più che altro parodia dei super robot. Terminata la serie, nel ’79, di Daitarn non si è visto praticamente altro, fatta eccezione per alcune light novel, romanzi illustrati scritti dallo stesso Tomino (l’autore).
TRAMA
All’inizio del XXI secolo , strani avvenimenti e misteriose sparizioni di persone iniziano ad accadere sulla Terra . Dietro ci sono i Meganoidi, cyborg creati su Marte dal professor Haran Sozo, sfuggiti al suo controllo. A capo della loro collettività ci sono il malvagio Don Zauker (Don Zauser nell’originale giapponese), un robot dalla struttura fisica primitiva con un cervello umanoide, che si esprime in modo inintelligibile; e Koros, la sua sacerdotessa e interprete, un’inquietante cyborg femminile dal fascino glaciale.
I Meganoidi vogliono schiavizzare l’umanità e trasformare i “migliori” esemplari in Meganoidi. Hanno sviluppato una tecnologia sorprendente con la quale hanno realizzato le Macchine della Morte, una strana sorta di astronavi/robot, spesso dotate di immense mani, che rende i Comandanti Meganoidi in grado di trasformarsi in Megaborg, enormi robot da combattimento.
A contrastare i loro piani c’è Haran Banjo, il figlio del professor Sozo, che pilota il gigantesco robot trasformabile Daitarn 3. Lo affiancano Garrison Tokida (maggiordomo tuttofare) e Beauty Tachibana (bionda mozzafiato, figlia di un famoso imprenditore ex-socio in affari del padre di Banjo). A loro presto si aggiungono Reika Sanjo (ex agente dell’ Interpol ) e il piccolo Toppy (orfano salvato da Reika nella seconda puntata).
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Ed ora lui…
- Banjo Haran (破嵐 万丈 Haran Banjō )
FAZIONE PER CUI COMBATTE:
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NOME E COGNOME:
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RELAZIONI:
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VOCE GIAPPONESE:
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VOCE ITALIANA:
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28 anni, il protagonista. Forte, giovane, atletico, affascinante, carismatico, simpatico, caratteristici capelli blu, rappresenta una sorta d’incrocio tra gli eroi dei film di arti marziali, delle quali si dimostra formidabile maestro (uccide una quantità sterminata di meganoidi anche a mani nude, forte del concetto che «l’uomo è superiore alla macchina»), e un agente segreto alla 007, cosicché gli episodi, come anche le scene d’azione, sono ispirati a entrambi i modelli. A rendere Banjo interessante è soprattutto l’odio irriducibile per i meganoidi: pochissimi scampano alla sua furia distruttiva, perché «il mio obiettivo è di uccidere il maggior numero di meganoidi possibile».
Figlio minore del professor Haran Sozo, Banjo è il pilota del Daitarn III e protagonista indiscusso della serie. Temutissimo dai meganoidi, ha giurato di distruggere il loro impero e di eliminare il malefico Donzauker, per rimediare all’errore compiuto dal padre, creatore di questo abominio.
Affascinante, disinvolto e agile, è dotato di una forza e una determinazione fuori dal comune che scaturisce nei momenti più critici, è capace di restare freddo e impassibile anche nelle situazioni più pericolose.
Grazie ad un apposito trasmettitore che porta sempre al collo Banjo può richiamare il Daitarn III che giunge sul luogo di battaglia in un batter d’occhio. Grazie alla sua auto, la Mach Patrol, prende il controllo del robot per combattere contro i terribili Megaborg, i malvagi esseri dell’impero Meganoide.
La sua frase di esordio in combattimento rimarrà sempre nel cuore dei fan di Daitarn:
“Per la pace del mondo combatterò i meganoidi con il Daitarn 3! Se non hai paura di questa potenza, fatti avanti!”
E’ il protagonista assoluto del cartone animato. Nato a Marte, è fuggito dal suo pianeta natale col corpo base del Daitarn 3 e con una grande quantità di oro, grazie all’aiuto della madre e di un collega di suo padre. Suo padre il Dottor Haran, aveva creato il primo meganoide, che però era sfuggito al suo controllo, e aveva costruito dal nulla l’impero dei Meganoidi. Vive in una villa fuori dalla città, dotata delle più moderne attrezzature, costruita grazie all’oro portato da Marte. Inoltre scopriamo in una delle ultime puntate (la 36: “La lotta contro l’irreale”) che Banjo aveva un fratello maggiore, morto però sacrificato dal suo stesso padre.
Durante tutta la serie di “flashback” presenti in alcune puntate, nelle quali a poco a poco viene rivelato il passato di Haran Banjo (le più importanti sono: la 12, la 18, la 20, la 27, la 36, e la 37) è stata però riscontrata una lieve contraddizione (niente errori alla “Kenshiro”, per fortuna!), dovuta più che altro ad un errore di caratterizzazione del personaggio. Infatti nella puntata 18 (“L’uomo che sparì nella galassia”) scopriamo come Banjo riesce a sfuggire, poco meno che ventenne, da Marte e a rifugiarsi sulla Terra a bordo del missile. Nella puntata 27 (“L’Illusionista”), invece, vediamo un Banjo ancora bambino divertirsi davanti al baraccone nel mago, diventato poi meganoide. Essendo il mago terrestre, noi deduciamo che Banjo doveva essere sulla Terra, già a quella età. Un errore di poco conto, comunque.
Da ricordare infine, il suo carattere di “dongiovanni” (il più delle volte fallito), riscontrabile in non poche puntate.
FAMILIARI
ANALISI DEL PERSONAGGIO
Tagliamo la testa al toro, Haran Benjo non è un eroe, difficile da credere ma così è.A causa del primo doppiaggio fatto a braccio, molte traduzioni sono state adattate, addolcite, cambiate per adattarlo ai gusti dell’epoca.Come detto Daitarn 3 era come una sorta di precupersore in alcune cose.Una di questa era la figura dell’antieroe ed in Italia avran pensato che una cosa del genere non poteva piacere.Grazie al nuovo doppiaggio della Dyn It ed alcune conferme indirette dell’autore “Tomino”,finalmente molti passaggi di questo anime sono comprensibile ed sono chiare sia la personalità che le mootivazioni del nostro protagonista.
Haran Sozo ( il padre di Benjo) per seguire il suo sogno non ha esitato a trascurare e addirittura sacrificare la sua stessa famiglia trasformando la moglie e il figlio maggiore in cyborg. E’ probabile che alla fine abbia trasformato anche se stesso, diventando Don Zauker e poi cadendo in coma.Ebbene si ormai è certo che il villain è suo padre.
Banjo prova odio e risentimento verso il padre a causa del suo fatale errore, e infatti la sua azione di distruzione dei meganoidi è volta alla riparazione del danno “paterno”. Si capisce che li odia perchè frutto della scienza del padre che ha sacrificato la madre e il fratello per i suoi esperimenti sui cyborg. Si mette in luce il grande amore che lega Koros a Don Zauker, e dopo averli uccisi, Banjo guardando il corpo senza vita di Koros mostra sconvolgimento e pentimento (esclama “Ma che cosa ho fatto!”).Cosa totalmente assente nel doppiaggio storico.
Abbiamo quindi un Banjo non eroe a tutto tondo ma un Banjo pentito, un Banjo che ha vinto ma ad un prezzo molto alto.
Benjo Vs Actarus
Sicuramente una somiglianza con Actarus c’è, entrambi sono in fondo soli, entrambi sono “alieni” all’ambiente di alleati che hanno ora sulla Terra.
Però secondo me in Banjo questo è molto più marcato mentre in Actarus è più “addolcito” .
Actarus tutto sommato ha veramente trovato una nuova casa sulla Terra (un padre, degli amici, forse un nuovo amore (Venusia), è si sconvolto dal suo triste passato ma è anche capace di reagire e trarre da esso un giusto insegnamento su come agire in futuro, piano piano fa partecipi tutti della sua storia personale e da loro fiducia (la famosa puntata in cui accetta l’aiuto di Koji alla guida del Double Spacer e il discorso del Kanji che forma la parola uomo che ha due gambe). Actarus quindi se alla fine se sceglie di tornare su Fleed lo fa anche per senso del dovere, perchè sa che il suo pianeta sta tornando alla vita, lui è il re e deve aiutarne la rinascita,
Banjo è diverso, Banjo è solo, sotto la sua apparenza gioviale e allegra. I suoi amici/compagni e il maggiordomo pur collaborando non riescono mai ad accedere all’intima natura dei pensieri e dei sentimenti del protagonista. Banjo è realmente un outsider di fondo che mai potrà legarsi “in pace” con la sua nuova vita, mentre Actarus è a tutti gli effettio tanto Terrestre quanto Fleediano
Quindi Benjo è solo un misantropo rancoroso?
Koros è l’assistente di Haran Sozo, colei che lui ha amato più della madre di Banjo, colei che ha abbracciato fino in fondo il sogno dello scienziato. Che tra i meganoidi ci siano anche dei buoni lo si vede già nel corso della serie. Così come si nota che Banjo è un acciecato dall’odio nella sua crociata. Gli interessa solo la distruzione dei meganoidi: il frutto dei piani folli di suo padre, i cyborg creati dal defunto professor Sozo Haran. Don Zauker è un robot con cervello umanoide che guida i cyborg malvagi, Koros la sua sacerdotessa e interprete personale. Tutto chiaro, no? No.
Grazie al nuovo doppiaggio e a una lettura dei nomi dei doppiatori originali si capisce che il padre di Banjo e Don Zauker sono la stessa persona e che Banjo si pente di aver ucciso Koros, che era l’amante del padre. Di sicuro Koros ha manovrato Don Zauker, null’altro che un vegetale, per tutto il tempo. Banjo a ogni modo, dopo averle sparato non le dice più “Hai avuto quello che ti meritavi, maledetta”, come nella vecchia versione, ma “Ma che cosa ho fatto?”. Sì, è leggermente diverso. L’eroe ha trascinato gli altri in una guerra per rancore personale, desiderio di vendetta per la madre e il fratello persi.Una guerra peraltro inutile, perché, se non fossero stati attaccati, i meganoidi si sarebbero concentrati sull’esplorazione dello spazio, lo scopo per cui sono stati creati.
Alla fine di tutto sulla terra poi gli assistenti lo abbandonano (è un vero abbandono, voluto, non si salutano neanche), Tomino poi aggiunge che Banjo era rimasto su Marte e non è dentro la stanza con la luce accesa.
Sul finale di Daitarn 3 non c’è niente da supporre, è stato tutto spiegato dall’autore e Daitarn 3 fa a tutti gli effetti parte della schiera di anime che finiscono male
Tornando a Benjo, come detto è rancoroso, vendicativo e pieno d’odio e non si fa problemi ad eliminare ogni meganoide compresi quelli pentiti.Nell’episodio 38 avrebbe comodamente ucciso il suo migliore amico se non fosse stato fermato dai suoi assistenti.
Un protagonista simile che odia il padre, rifiuta ogni possibile perdono anche ora che lui gli parla anche telepaticamente, che crivella ferocemente di colpi una donna, sebbene cattiva (Koros) nel vecchio doppiaggio ha dato al pubblico il “messaggio” che la vendetta e la ferocia pagassero fossero “eroiche”.
Nel nuovo doppiaggio invece “finalmente” Banjo è messo in luce non come un eroe, si fa capire e lo capisce lui stesso (“ma che cosa ho fatto) che l’odio non paga
Banjo rifugge ogni possibile accordo (se esistessero casomai dei meganoidi pacifici) In questo è molto simile a Richiter (il fratello di Erica) di Daimos, entrambi sono accetati dalla vendetta e non credono possibile nessun tipo di soluzione pacifica con la parte avversa. Banjo però è ancora peggio, perchè ne viene suggerito il lato egocentrico, complessato, estremamente egoista.
L’abbandono, nell’ultima puntata, di Banjo da parte di Reika, Beauty, Toppy e Garrison diventa più comprensibile – ma non per questo meno triste, in uno dei finali più mesti che le serie robotiche ricordino – se interpretato come presa di coscienza dell’inutilità della loro passata lotta contro i Meganoidi, e di come questa sia stata, più che una lotta per la giustizia, la manifestazione dell’ossessione di un giovane uomo.
Per tutti (noi) il Daitarn è un “eroe” metallico , un baluardo del pianeta Terra, ma per Banjo è inequivocabilmente un congegno, una mera macchina adeguata al raggiungimento dell’obiettivo ultimo della sua crociata, e come tale “dissacrata” e depauperata di ogni gloria in partenza. Il paladino non si cura di “mitizzare” il Daitarn, ma preferisce esaltare la sua stessa presenza all’interno del robot in qualità di motore pilotante del sistema. In certi frangenti, cede addirittura il Daitarn ai suoi assistenti (Toppo, Beauty, Reika e Garrison), o se lo lascia sfuggire di mano in favore di altri improbabili piloti (comandanti meganoidi), quasi a volerne sottolineare la valenza utilitaristica e funzionale, lo status di strumento. Insomma, un robot che mima i nostri lineamenti e che viene scambiato dal mondo (e anche da noi spettatori) come una “persona” di 120 metri, ma che paga continuamente lo scotto di essere un robot attraverso un sottile e subdolo deprezzamento da parte del suo pilota. Solo rarissimamente Mister Haran si rivolge al Daitarn in maniera affettuosa, seppur mediante tentativi umoristici e volutamente maldestri, prendendosi in un certo senso beffa di “noi” uomini che oseremmo “adorare” l’elettronica come fosse un feticcio dei nostri sogni più reconditi.
In conclusione
Banjo è oramai finito. Ha quasi trent’anni, ma i traumi vissuti lo hanno segnato per sempre. Una volta distrutto l’impero meganoide, una volta spazzata via ogni traccia di esso, realizza che la sua vita è adesso un’enorme, robusta scatola vuota. Non ha più uno scopo primario, e persino indossare la sua “maschera” gli sembra un atto futile ed inconsistente. Concluso il suo compito, L’Uomo d’Acciaio è stato necessariamente ed inderogabilmente annullato, anche perché esso stesso è una reliquia meganoide. Insomma non propriamente un eroe, ma è questo che rende Daitarn 3 diverso dagli altri anime 🙂
Spero di non aver distrutto il vostro mito 😐
Curiosità
- In ottica Super Robot Taisen, Banjō è uno dei personaggi storici inseriti nel gioco in quanto presente in quasi tutti i capitoli. Ha un ottimo rapporto con tutti i personaggi e spesso si rivela un asso nella manica per via del suo carisma, senso di leadership e delle sue azioni da agente segreto.
- In Super Robot Taisen V, Banjō può compiere il Boson Jump, un particolare fenomeno che permette il teletrasporto di ogni essere e appartenente all’anime Kidō Senkan Nadesico. Essendo infatti marziano, anche Banjō non è sfuggito all’essere entrato in contatto con il misterioso minerale presente nelle rovine di Marte.
- Esistono una serie di novelle scritte dal suo creatore, Yoshiyuki Tomino (富野 由悠季, Hepburn: Tomino Yoshiyuki), dedicate a Banjō. Le Banjō Haran’s Series vennero trasposte in quattro Sonorama nel 1975
- L’attacco solare del Daitarn 3 è stato riutilizzato dagli autori della serie POKEMON per la mossa “SOLARRAGGIO” di Bulbasaur (pokemon n. 1): nella 3a serie, nella puntata “Duello tra amici” questo paragone è ben visibile.
- La pistola utilizzata da Banjo sembra realmente esistente, anche se molto rara e costosa. Si tratta di un’arma americana prodotta nel 1970 dalla AMT, ed il modello si chiama AUTOMAG 180. Il suo calibro è 44AMT (simile, ma non compatibile al celebre 44 magnum).
Il valore commerciale di tale arma molto rara, ma commercializzata anche in Italia, è di circa 6,5 milioni di lire. Il suo peso è di 1,92 Kg ed il suo caricatore contiene 7 colpi. Purtroppo l’originale non è trasformabile in un fucile. - Il robot addetto alla manutenzione del Daitarn 3 si chiama “Marus” (“Chibimaru” nella serie Dynit). Si dice che originariamente il suo design doveva essere quello di “Haro”, presente in Gundam, ma che il regista Tomino, per impiegarlo nell’opera successiva, abbia preferito cambiarlo con questo.
- Nell’ultima puntata Don Zauker esce per la prima volta dal suo stato di vegetazione, mentre Koros si trova in pericolo. Dal brevissimo dialogo che ha con Banjo si capisce che non è a conoscenza della guerra in atto e che fino a quel momento è rimasto in uno stato di catalessi. Forse è stata solo Koros a volere la lunga ed inutile guerra…
- Il lampeggiante (sirena) posizionato sul tetto della Match Patrol non viene mai utilizzato in nessun episodio della serie.
- Haran Banjo, nei primi fumetti italiani su Daitarn 3, aveva il nome di Joe Tempesta
- Il nome Haran Banjo significa “(vita) molto movimentata.Il nome del padre di Banjo era Sozo, che in giapponese significa “creare”.
- Il nome DAITARN deriva dalla parola “daitan” che in giapponese significa coraggioso, impavido, ardito.
“Ringrazio Biomecha per le la scheda tecnica e le curiosità e noideglianni80 per le curiosità”
2 commenti
Salve una curiosità.nella sigla appare un duello a spade LASER tra banjo e una meganoide. Che non appare più negli episodi. Si tratta di una scena tagliata? Di una scena inventata per la sigla? Grazie
verifico l’episodio