“Ma non vestirti sempre in modo provocante, saresti bellissima pure con un maglione”.
La frase mi è stata rivolta più spesso di quanto avrei avuto voglia di tollerare. Dare per scontato che qualcuno si vesta SOLO per apparire in qualche modo a qualcun altro credo sia una grande sciocchezza. Ho pensato di giustificarmi molte volte, per poi gettare tutte le parole alle ortiche e continuare a essere ciò che mi faceva stare bene, ridendo piano, tra me e me.
Quando ho scoperto “Diventare Cagna” è stato come se un fulmine mi avesse colpito, facendomi scoprire un mondo e un messaggio dei quali prima non ero a conoscenza: “Diventare Cagna” di Itziar Ziga è un manifesto di lubricità molto divertente, a tratti perfino incendiario. Una raccolta di testimonianze di donne, trans, puttane, gay, drag-bitch, ognuna con il suo punto di vista su una questione: in esso si rivendica una femminilità “estrema, radicale, sovversiva, spettacolare, esplosiva, parodica, zozza, mai impeccabile, femminista, politica, precaria combattiva, scomoda, arrabbiata, sfatta, spettinata, impulsiva, smarrita, eccessiva, esaltata, impertinente, viziosa”, i nuovi codici provenienti dai bassifondi perversi delle voglie, ben oltre lo schema del “gay riconvertito in caporeparto” e della “lesbica discreta e laboriosa”. Leggendolo capirete come un boa di struzzo e un corsetto a evidenziare le tette possano diventare anche strumenti di lotta di classe, ribaltando schemi e percorrendo nuove strade. Dalle periferie vengono i branchi, e questo branco di meravigliose cagne vive non dovreste proprio perdervelo.
“Partiamo dalla potente riappropriazione dell’insulto. Dalla constatazione che tutte noi donne veniamo trattate in alcuni o in molti momenti come paria abbordabili sessualmente. Dalla resistenza quotidiana che ci spinge a disfarci di minigonne o corsetti per essere prese sul serio o per passare inosservate. Dalla costruzione piacevole del nostro personaggio sociale”
“A una donna femminile radicale non si può perdonare che, pur essendo appetibile al maschio per il suo aspetto, non sia accessibile sessualmente quando lui lo desidera. Così nasce il mito della profumiera”
“C’era una ragazza nuova, bionda ossigenata, bellissima, con un fisico da capogiro. […] Ricordo questa ragazza bionda, tutta sola, accendersi una sigaretta all’alba nella sua 4×4, sembrava una pubblicità della Marlboro. Un’amica mi aveva detto che era stata violentata due volte. La sua femminilità era un grido”
In fotografia: la vostra contatta elettrica pronta per la festa di compleanno della sua socia berlinese, Cristiana LaFenice Palias, meravigliosa nel suo boa radioattivo.
Que la chupen y sigan chupando
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